Il creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto, ha certamente preso spunto dall’oro quando ha pensato a come creare un asset digitale la cui disponibilità fosse limitata. Nel documento in cui ha annunciato al mondo la sua invenzione, il famoso whitepaper, afferma:

“L’aggiunta fissa di una quantità costante di nuove monete è analoga a quella dei minatori d’oro che spendono risorse per aggiungere oro alla circolazione. Nel nostro caso, sono il tempo e l’elettricità della CPU ad essere spesi.”

I minatori di Bitcoin sono dunque chiamati così perché sono i responsabili per la produzione di nuovi bitcoin, proprio come i minatori d’oro sono coloro che immettono “nuovo” oro sul mercato grazie alla loro estrazione.

I minatori di Bitcoin impiegano una grande potenza di calcolo per risolvere un puzzle matematico che, se vinto, gli dà il diritto a produrre il prossimo blocco, inserire le transazioni valide al suo interno e ricevere in premio i bitcoin di nuova emissione. Quindi, a fronte dell’energia spesa per creare i nuovi blocchi della blockchain, vengono premiati dal protocollo stesso con l’emissione di nuovi bitcoin (oltre alle commissioni delle transazioni).

I minatori sono dei particolari nodi del network, ma non tutti i nodi sono minatori. I nodi validano le transazioni, i minatori inseriscono le transazioni validate nella blockchain. Il meccanismo di incentivi che regola l’attività di mining e che garantisce che i partecipanti del network operino in accordo con le regole, è il cosiddetto algoritmo Proof-of-Work.

Bitcoin vs oro

Satoshi, pur partendo dall’oro, è addirittura riuscito a creare un bene tecnicamente superiore e non solo per la sua natura digitale, che lo rende molto più facilmente trasportabile e verificabile, ma perché ha creato l’unico bene al mondo che possiamo dire essere perfettamente finito, conoscendo fin da subito la quantità massima che potrà mai essere creata.

Per quanto in teoria anche la quantità d’oro presente al mondo sia finita, tale quantità non è nota. Ogni anno vengono infatti scoperti nuovi giacimenti, e quando il prezzo aumenta e quindi diventa più redditizia l’attività di estrazione, aumenta anche la quantità di oro prodotta, accrescendo di conseguenza l’oro in circolazione e quindi la sua inflazione.

Ad oggi si stima che esistano circa 185 tonnellate di oro in circolazione. Circa metà esiste nella forma di gioielli mentre circa 1/3  è utilizzato come riserva di valore da banche ed altre istituzioni. Solo un piccola parte è infine utilizzato in odontoiatria, elettronica e nel settore aerospaziale.

Per quanto riguarda il rapporto “stock-to-flow” (S2F) ovvero il rapporto tra la quantità attualmente presente sul mercato (stock) e la sua produzione aggiuntiva annuale (flow), lo S2F dell’oro è circa 62 (185.000 t / 3.000 t), pertanto la sua inflazione è di circa 1,6% l’anno (3.000/185.000*100).

Quanti nuovi bitcoin vengono prodotti?

Per quanto riguarda Bitcoin, Satoshi ha annunciato le regole della sua emissione in un messaggio al momento del suo lancio:

“La circolazione totale sarà di 21.000.000 di monete.  Saranno distribuite ai nodi della rete quando creano blocchi, con un dimezzamento della quantità ogni 4 anni.”

Quando Bitcoin è stato lanciato nel 2009 il premio per il minatore che produce il blocco (un nuovo blocco viene prodotto circa ogni 10 minuti), era di 50 bitcoin. Nel 2012 sono diventati 25 bitcoin, poi 12,5 nel 2016 e 6,25 nel 2020. Nel 2024 diventeranno 3,125 e così via.

Nel 2023 l’inflazione di bitcoin è circa 1,8%, ovvero simile ai livelli dell’oro. Da aprile 2024, in seguito al dimezzamento della ricompensa per i minatori, l’inflazione verrà abbassata a circa 0,8-0,9% all’anno. Il premio verrà via via dimezzato fino al raggiungimento del limite massimo di 21 milioni di monete, previsto attorno al 2140. Dopo quel momento i minatori verranno ricompensati solo con le commissioni derivanti dalle transazioni.

Image Credits: Yegor Petrov