Facciamo una distinzione. Consumare energia non fa male all’ambiente. È la produzione di energia, e non il suo consumo, ad essere dannosa per l’ambiente quando questa deriva da fonti non rinnovabili. Per esempio, consumare energia solare non ha alcun impatto sull’ambiente.
Se il vero problema è la produzione di energia da fonti di origine fossile (carbone, petrolio e gas) bisognerebbe risolvere questo problema e non rovesciare il problema sul consumo di energia. Inoltre, stabilire se un certo utilizzo dell’energia sia giusto o sbagliato è un fattore soggettivo, per alcuni lo è per altri no. Deciderlo per tutti sarebbe una decisione dittatoriale. È quindi molto meglio e democratico agire sulle eventuali conseguenze della produzione non pulita di energia, come ad esempio l’emissione di CO2, in merito alla quale il Protocollo di Kyoto ha stabilito delle quote per ciascun Paese. Alcuni Paesi, inoltre, hanno deciso di applicare gli stessi principi del Protocollo all’interno del loro territorio nazionale estendendolo anche al settore privato.
A differenza di altre modalità di consumo di energia, Bitcoin ha il grosso vantaggio che può essere “minato”, ovvero prodotto, ovunque e quindi anche direttamente nel luogo in cui l’energia viene generata. Si rivela quindi estremamente utile per assorbire gli eccessi di energia delle centrali di energia rinnovabile (eolico, solare, idroelettrico) le quali notoriamente non possono mai abbassare il proprio livello di produzione né possono vendere l’energia in eccesso lontano dal luogo di produzione in quanto il trasporto dell’energia provoca forti sprechi per dissipazione.
Per questo motivo, in passato questi impianti venivano spesso sottodimensionati, facendo fronte sostanzialmente solo alla domanda locale del momento ma poi diventando presto insufficienti, soprattutto nei paesi in rapida espansione. Oggi è invece molto più economicamente sostenibile costruire fin da subito centrali di energia rinnovabile di dimensioni maggiori che possano far fronte alla crescente domanda energetica di un Paese in crescita, sapendo che nel frattempo l’eccesso di energia verrà comunque monetizzato venendo convertito in una riserva di valore digitale come Bitcoin.
A testimonianza del fatto che Bitcoin ben si presta a questo utilizzo, una ricerca condotta da Coinshares ha rivelato che ben il 74% dell’energia consumata da Bitcoin proviene da fonti rinnovabili, una percentuale molto elevata se considerato che l’energia rinnovabile rappresenta solo il 28% del totale della produzione energetica mondiale.
Bitcoin pertanto costituisce un elemento importante per consentire la crescita della produzione di energia rinnovabile mondiale, favorendo la costruzione di impianti di maggiori dimensioni, soprattutto in quei Paesi in cui la domanda energetica è minore.
Image Credits: Yegor Petrov