Bitcoin è utilizzato anche dai criminali. Del resto lo è qualunque forma di denaro. È però assolutamente falsa la tesi che il suo principale utilizzo sia riconducibile ad attività criminali. Secondo un recente studio di Chainanalysis, ripreso anche da Forbes, l’attività criminale riconducibile alle criptovalute nel 2020 ha rappresentato appena lo 0,34% dei volumi scambiati.
Solo criminali molto sprovveduti utilizzano Bitcoin ed altre criptovalute per ricevere od effettuare pagamenti. Sono molti infatti i casi di criminali colti in fragrante quando hanno tentato di convertire le cripto in altre valute. Per questo motivo vi sono anche molti fondi che rimangono “bloccati” in criptovalute e non riescono più ad essere riconvertiti in valuta fiat perché ormai segnalati come derivanti da attività criminale e quindi sotto l’attenta osservazione delle autorità. E’ notizia recente, ad esempio, che ben 10.057 bitcoin (per un valore di circa 500-600 milioni di dollari) derivanti dall’hackeraggio dell’exchange Bitfinex del 2016, sono stati spostati per la prima volta nell’aprile 2021. Ovvero: sono ben 5 anni che i criminali non li toccano sapendo di essere monitorati e appena lo hanno fatto hanno fatto scattare i campanelli d’allarme. Se spostarli in altri conti è un’operazione facilmente effettuabile ma che serve a ben poco, convertirli in dollari o euro sarà impresa molto più difficile.
Quale forma di denaro è la migliore per le attività illecite?
Se si comprende il funzionamento di Bitcoin e della blockchain è facile capire come sia davvero una pessima idea utilizzarlo per attività criminali: ogni transazione è immutabile e lascia per sempre una traccia indelebile. Questo significa che, nonostante vi sia un certo grado di anonimato delle transazioni sulla blockchain, sia molto difficile mantenerla nel momento in cui si voglia convertire i bitcoin in valute tradizionali, in quanto quasi tutti i cambi valute richiedono oramai l’identificazione attraverso KYC (Know Your Customer), che è essenziale per le aziende per identificare i propri clienti, la natura delle loro attività e, naturalmente, la legittimità della fonte di reddito. È quindi facile identificare comportamenti sospetti o fraudolenti ed altrettanto facile bloccare queste transazioni fraudolente prima ancora che si verifichino. Con queste misure di sicurezza, è possibile valutare se ci sono rischi di reati (ad esempio riciclaggio di denaro), aumentando quindi l’appetibilità per chi cerca una forma di investimento trasparente e del tutto legale.
Sono invece completamente anonimi e non lasciano alcuna traccia il denaro contante ed i metalli preziosi in forma fisica, costituendo pertanto mezzi di pagamento nettamente preferibili per l’attività illecita rispetto alle criptovalute.
Il mondo delle criptovalute è pieno di truffe?
Il mondo delle criptovalute è pieno di truffe quindi bisogna stare molto attenti. Ma se ci pensiamo bene tutti gli strumenti che usiamo di più oggi sono pieni di truffe, come l’email ed il telefono, ma non per questo non vanno usati. Bisogna solo fare molta attenzione.
Molti pensano che ci siano molte truffe a causa della sua natura digitale, ed in parte è vero nel senso che chi vuole comprare criptovalute utilizza tipicamente il computer. Ma se parliamo del bene in sé quindi ad esempio bitcoin, in realtà è vero il contrario: il fatto che sia digitale e soprattutto che utilizzi la crittografia lo rende un bene che tecnicamente è impossibile da contraffare. Al massimo si può essere indotti a comprare delle versioni diverse di bitcoin, come bitcoin cash o bitcoin sv o bitcoin gold. Il denaro contante e l’oro, invece, sono piuttosto facili da contraffare. Addirittura si stima che oltre il 4% dell’oro detenuto a riserva dalla Cina potrebbe essere falso.
Con Bitcoin bisogna stare attenti al processo di acquisto di bitcoin e poi a come spostarli in un proprio wallet privato, ma, una volta acquistati correttamente, siamo certi che siano veri bitcoin e possiamo in ogni momento verificarli sulla blockchain.
Image Credits: Yegor Petrov