J.P. Morgan nel 1912 ha dichiarato, in occasione di una seduta del Parlamento americano “Money is gold, nothing else is”, ovvero “il denaro è l’oro, nient’altro lo è”. Quello che intendeva dire è che l’oro era l’unica forma di denaro in senso stretto, mentre tutto il resto sono titoli derivanti dall’oro e comportano ulteriori rischi annessi.
Perché si è scelto l’oro come forma di denaro e non altri materiali?
Fondamentalmente per le sue caratteristiche chimiche. Analizzando la Tabella Periodica degli Elementi possiamo escludere la maggior parte degli elementi come forme di denaro, per il loro stato (liquido o gassoso), per la loro facile infiammabilità, per la possibilità di decadere e diventare radioattivi (lantanidi e attinidi), per la loro abbondante presenza nel suolo terrestre (come il nickel ed il rame) o per la loro eccessiva rarità (come l’osmio).
Rimangono quindi 5 elementi come possibili candidati: platino, palladio, rodio, argento e oro. Rodio e palladio sono stati scoperti solo ultimamente e non hanno pertanto una storia come forme di denaro. L’argento è stato usato come denaro ma ha il problema che si ossida con il tempo. Il palladio ha un punto di fusione molto elevato (1768°) e quindi in passato non era possibile fonderlo.
L’oro quindi è il candidato migliore essendo raro (ma non rarissimo), non essendo soggetto ad ossidazione, potendo essere fuso con relativa facilità (punto di fusione a 1064°) ed essendo estremamente malleabile.
A questo punto dobbiamo chiederci: l’oro come forma di denaro è in grado di ricoprire la triplice funzione di riserva di valore, mezzo di scambio ed unità di conto?
1. Oro come riserva di valore
L’oro risponde molto bene alla funzione di riserva di valore sotto tutti i suoi aspetti:
- durevolezza: l’oro è estremamente durevole essendo un materiale indistruttibile e non soggetto a deterioramento;
- “densità di valore”: l’oro riesce ad immagazzinare un elevatissimo valore in poco spazio. Tuttavia per grandissime transazioni diventa comunque poco pratico. Un miliardo di dollari in oro peserebbe circa 20.000 kg e oltre 1 metro cubo.
- mantenere il suo potere d’acquisto: nonostante la sua elevata volatilità nel breve-medio periodo, storicamente l’oro ha mantenuto molto bene il suo valore nel lungo periodo. Per quanto può sembrarci addirittura che sia anche apprezzato questo è vero solo in termini di valute tradizionali le quali si sono fortemente svalutate negli anni. In realtà l’oro ha sostanzialmente mantenuto il suo potere d’acquisto: per comprare un’auto o una casa oggi ci vuole circa la stessa quantità d’oro che ci voleva 100 anni fa.
- liquido: l’oro è dotato di ottima liquidità ed può essere venduto velocemente sia nella sua forma fisica che nel mercato dei derivati.
Nonostante risponda molto bene a tutti questi requisiti, l’oro non è un bene a quantità finita. Anzi. La quantità d’oro presente nella Terra è molto elevata essendo presente in grande quantità non solo nei giacimenti in superficie (molti ancora da scoprire) ma anche negli oceani. Una crescente domanda globale unita al progresso tecnologico potrebbero quindi aumentarne rapidamente la produzione facendone diminuire la rarità ed il relativo valore.
Quanto oro esiste al mondo?
Ad oggi si stima che esistano circa 185 tonnellate di oro in circolazione, che corrispondono a circa 11 trilioni di dollari di valore. Circa metà esiste nella forma di gioielli mentre circa 1/3 è utilizzato come riserva di valore da banche ed altre istituzioni. Solo un piccola parte è infine utilizzato in odontoiatria, elettronica e nel settore aerospaziale.
Per capire quanto un bene è scarso si può usare il rapporto “stock-to-flow” (S2F) ovvero il rapporto tra la quantità attualmente presente sul mercato (stock) e la sua produzione aggiuntiva annuale (flow), che rappresenta la sua inflazione. Più elevato è lo S2F di un bene più difficile è produrlo e quindi inflazionarlo.
Per quanto riguarda l’oro, il suo S2F è circa 62 (185.000/3.000). L’argento ha uno S2F di circa 22, cioè la sua produzione annuale rispetto alla quantità in circolazione è circa il triplo rispetto all’oro.
L’inflazione dell’oro è circa 1,6% annuo (3.000/185.000*100), quello dell’argento circa 4,5%, del palladio 88% e del platino 266%.
2. Oro come mezzo di scambio
Se l’oro ricopre piuttosto bene la funzione di riserva di valore, non è altrettanto adatto come mezzo di scambio. E’ si infatti globalmente accettato, relativamente stabile e ogni unità è uguale ad un’altra, ma presenta alcuni grossi limiti:
- Non è facilmente divisibile e quindi non è adatto a piccole transazioni. Come sarebbe possibile pagare un caffè in pepite d’oro? Dovremmo utilizzare un granello d’oro dal peso di circa 0,02 grammi.
- Ha dei grossi limiti di portabilità essendo un bene fisico pesante che lo rende poco adatto a transazioni di grande valore e specialmente per transazioni internazionali tra Paesi distanti tra loro, comportando anche un ulteriore rischio nel caso in cui si passi attraverso zone pericolose.
- Per ogni transazione si pone poi il problema di verificarne l’autenticità e la purezza diventando quindi un mezzo di scambio poco pratico.
3. Oro come unità di conto
Nonostante l’oro sia ad oggi sufficientemente difficile da produrre da non essere soggetto ad elevati aumenti di produzione e pertanto abbia mantenuto il proprio valore nel lungo periodo, non ricoprirebbe bene la funzione di unità di conto in quanto subisce grosse variazioni di prezzo nel breve periodo.